Hellblade: Senua’s Sacrifice – Quick Review

Versione testata: Xbox One X

Il tema trattato dai ragazzi di Ninja Theory in Hellblade: Senua’s Sacrifice è veramente delicato e complesso; inserire in un videogioco il tormento psicotico di un personaggio è tutt’altro che semplice. Sulla carta il rischio di scivolare nella banalizzazione del fenomeno o, ancora peggio, di calcare eccessivamente la mano virando verso il grottesco è altissimo.

In Hellblade, però, la psicosi che affligge Senua – la protagonista – è stata implementata con il giusto equilibrio e la giusta sensibilità. Questo è chiaro perché anche chi, come chi scrive, non ha mai avuto a che fare direttamente o indirettamente con tali disturbi, riesce nei limiti del possibile a sentire addosso e nella propria testa le alterazioni del reale che affliggono l’eroina celtica. Dal comparto sonoro, agli effetti grafici fino alle dinamiche di gameplay (quali ad esempio quelle legate all’uso dell’oscurità o alla ossessione per la simbologia), tutto contribuisce magistralmente al raggiungimento dell’obiettivo di far vivere al giocatore in modo attivo i disagi interiori di Senua. Il coinvolgimento è altissimo anche grazie ad una eccellente caratterizzazione di Senua, ad una recitazione di tutto rispetto e ad una forte componente narrativa.

Sul piano grafico la resa complessiva è sublime (su Xbox One X la modalità Enriched Visuals riesce ad esaltare al massimo degli scorci già resi mozzafiato dalla direzione artistica) anche se ad un occhio più attento è possibile scorgere un certo grado di riuso degli asset. E’ qualcosa di inevitabile dato l’approccio da indie-AAA adoperato da Ninja Theory (ricordiamoci che il titolo è stato lanciato con un prezzo inferiore ai 30€) ma che non lede in alcun modo la qualità delle immagini mosse a schermo.

Tutto da promuovere dunque? Non proprio, l’avventura di Senua nel (suo) Helheim, l’aldilà della mitologia norrenanon riesce a convincere a pieno dal punto di vista del gameplay vero e proprio. I puzzle ambientali, per quanto perfettamente al servizio della narrazione e della percezione non passiva dei disturbi psicotici, risultano spesso troppo semplici e dunque poco stimolanti sul piano ludico. Sono però i combattimenti il principale tallone d’Achille; il combat system è troppo semplice e porta ad una eccessiva ripetitività degli scontri che, oltretutto, sono afflitti da una certa rigidità della telecamera che in alcuni frangenti e al salire del livello di difficoltà può anche risultare un po’ frustrante. Quest’ultimo aspetto, in una certa misura, sarà anche voluto perché è evidente che gli sviluppatori abbiano puntato a dare pure durante i combattimenti un ruolo importante alle voci che Senua sente nella sua testa (ascoltarle permette per esempio di parare per tempo attacchi alle spalle), ma pad alla mano si percepisce subito la necessità di una maggiore libertà d’azione durante le lotte all’arma bianca.


VOTO: 8