Titanfall: nessun singleplayer = nessuna trama?

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E’ di pochi giorni fa la notizia che Titanfall (che ritengo una delle principali sorprese in positivo dell’E3 2013), sarà un titolo esclusivamente multiplayer; la componente singleplayer non ci sarà.

Il motivo di tale scelta, stando alle parole dello stesso Vince Zampella (boss di Respawn Entertainment), sta nel fatto che solo il 5% dei videogiocatori porterebbe a termine la modalità singleplayer e dunque, essendo anche estremamente costosa da elaborare, si è deciso di non svilupparla.

Ammetto che la questione mi ha infastidito parecchio perchè evidentemente rientro in quel 5% (sarebbe interessante capire da dove salti fuori questa statistica, probabilmente riferita al solo mercato americano e/o solo all’esperienza maturata da Zampella con Call of Duty) che considera molto rilevante la campagna singleplayer di un videogioco; talmente importante che non inizio mai a giocare in multiplayer finchè non ho terminato, ad un livello di difficoltà sufficientemente elevato, la modalità singleplayer.

La mia delusione davanti a questa notizia va imputata soprattutto al fatto che ritengo il singleplayer come il miglior modo per immergersi nel mondo di gioco, in modo da poter poi portare tale sensazione anche nei match in multiplayer.

Detto questo, però, mi rimane un dubbio: ma l’assenza del singleplayer equivale ad un’assenza assoluta di trama?
Ovviamente mi auguro proprio di no, altrimenti non sono certo che un gameplay che si preannuncia eccezionale possa andare a compensare in toto una immersività nel mondo di gioco fortemente ridimensionata.

La mia speranza è che in Respawn abbiano in cantiere qualcosa capace di abbozzare una trama anche nel multiplayer. Penso, ad esempio a delle missioni cooperative online rilasciate nel tempo con una certa cadenza e legate tra loro da un qualche filo narrativo (c’è da augurarsi più resistente di quello che 343 Industries ha delineato nelle Spartan Ops di Halo 4).