Prezzo di PS4: Sony ha a cuore i videogiocatori!?!

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Dopo la comunicazione ufficiale del prezzo (399 euro) di PS4 (che considero uno degli aspetti più interessanti dell’E3 2013), ovunque sulla rete ho avuto modo di imbattermi in commenti di persone pronte a sostenere che Sony, al contrario di Microsoft, ha a cuore i videogiocatori.

Mi auguro che queste persone siano guidate da una sorta di fervore da “next-gen ad un prezzo accessibile” e che, invece, non vi sia veramente qualcuno che pensi che una multinazionale come Sony proponga un prezzo molto più basso della concorrenza per venire in contro ai desideri degli utenti.

Spero che, ragionandoci un po’ soprà, risultino chiari un paio di aspetti:

  • Sony venderà la PS4 in perdita;
  • e non lo farà perchè ha a cuore noi videogiocatori ma per attuare una precisa strategia commerciale.

Pensando ad esempio al costo al lancio della precedente generazione e al fatto che l’hadware della PS4 si annuncia leggermente più performante di quello della Xbox One (8 GB di RAM GDDR5 non costano mica poco), è naturale affermare che a 399 euro la PlayStation 4 sarà venduta in perdita. Non a caso, come dichiarato dalla stessa Sony, hanno dovuto mettere l’online non più gratis ma disponibile solo con il plus (che è a pagamento) proprio perchè da qualche altra parte i profitti devono pur entrare.

Un prezzo del genere è il frutto di una precisa politica di pricing nota come “prezzo predatore” (loss leader in inglese) e il cui scopo è solitamente duplice:

  • portare via nel più breve tempo possibile la maggior quantità di quote di mercato agli avversari (in questo caso Microsoft ma anche Nintendo);
  • arrivare ad una base installata che assicuri l’entrata di grandi volumi di profitti provenienti dalle vendite di beni complementari venduti a prezzo pieno o maggiorato (in questo caso i videogiochi, le varie periferiche e il plus [ribadisco: ora non a caso obbligatorio per chi vuole giocare online])

Spero di essere stato chiaro. La mossa di Sony, ovviamente e come è giusto che sia, non è dettata da chissà quale spirito di fratellanza con noi videogiocatori, ma è frutto di una precisa e intelligente strategia commerciale. Sicuramente molto aggressiva ma della quale, data la situazione disastrosa dei suoi conti, Sony non poteva assolutamente fare a meno.