Murdered Soul Suspect: le indagini dall’Aldilà convincono?

Morire, magari brutalmente e prematuramente, per poi rimanere sospesi nel limbo senza poter andare “oltre” a causa di questioni in sospeso, é un escamotage narrativo vecchio come il cucco. Tuttavia é sempre in grado di affascinare e conquistare l’attenzione del lettore, dello spettatore o, nel caso di Murdered Soul Suspect, del giocatore.

Ciò che vi apprestate a leggere non é una vera e propria recensione quanto, invece, la serie di alcune impressioni personali su un titolo che (e faccio che dirvelo fin da subito) é riuscito sí ad intrattenermi piacevolmente ma che, al contempo, mi ha convinto solo in parte. Cosa manca al gioco di Square Enix sviluppato dall’ormai defunta Airtight Games? Ci arriveremo ma iniziamo con qualche pregio.

In cosa Murdered merita la promozione piena? Senza dubbio nel setting e, soprattutto, nella caratterizzazione del protagonista.

La città di Salem, oltretutto vissuta sempre in piena notte, con la sua cappa di mistero sa avvolgere bene il giocatore e sa creare la giusta atmosfera per le indagini che, ovviamente, rappresentano il cuore di un gioco appartenente ad un genere etichettabile come thriller investigativo-paranormale.

Il protagonista, però, é ancora piú azzeccato. Impersoniamo infatti Ronan O’Connor che é prima di tutto un uomo che ha perso da anni la sua amata, ma anche un poliziotto e, allo stesso tempo, un ex criminale fattosi le ossa per strada a suon di piccoli reati e scazzottate. Per noi, però, è fin da subito un investigatore morto ammazzato per mano di un misterioso serial killer sul quale neanche stava investigando. Giá da queste poche righe dovrebbe trasparire come non siamo davanti ad un personaggio piatto, bensì molto ben caratterizzato. In altri termini, Ronan ha spessore e questo spinge il giocatore a farsi coinvolgere dalla sua voglia di risolvere il più complicato caso della sua carriera: il proprio omicidio. Il bello è che il carattere e le vicissitudini che hanno fatto di Ronan l’uomo (ma sarebbe meglio dire il fantasma) che è oggi non ci vengono sbrodolate tutte assieme; man mano che avanzeremo nella storia e dunque nelle indagini saranno i collezionabili e i reperti che raccoglieremo (specialmente quelli legati alla moglie) che gli faranno acquisire sempre piú spessore. Un fantasma sí, ma con un vissuto che prenderá via via sempre piú forma.

Inutile dire che indizio dopo indizio dovremo pervenire alla soluzione del caso. Diciamo però che proprio qui risiede la principale nota dolente del gioco. Le indagini sono troppo pilotate e sbagliare ad individuare i giusti indizi é quasi sempre impossibile e, ad ogni modo, un errore non ha alcun impatto significativo sull’avanzare dell’indagine e della storia.

A proposito della storia narrata, questa risulta sicuramente piacevole ed è costruita in modo da fare venir voglia al giocatore di andare ancora un po’ avanti per vedere dove porteranno i prossimi indizi. Ben trattato è, inoltre, l’intreccio delle vicessitudini di Ronan con quelle di Joy, una adolescente ribelle in carne ed ossa. Ci sono anche un paio di colpi di scena, entrambi però sono concentrati nel finale. Un finale che, oltretutto, dà la spiacevole sensazione di consumarsi troppo rapidamente.

A livello di gameplay, oltre alle fasi in cui dobbiamo analizzare delle scene al fine di scovare i vari indizi e  individuare poi i principali per poter avanzare (questo avviene sia per l’indagine principale sia per quelle secondarie in cui aiuteremo altri fantasmi ad andare oltre), sono presenti anche alcune sessioni piú action durante le quali dobbiamo adoperare i poteri paranormali di Ronan (possessione di persone e animali, teletrasporto, capacità di nascondersi nei residui spettrali lasciati da altri fantasmi, etc.) per uccidere oppure aggirare i demoni che vagano per il limbo in cerca di spettri da eliminare. Se nelle fasi investigative il livello di sfida, come già detto, é molto basso perché selezionare l’indizio o gli indizi corretti non è mai così proibitivo, in alcune sessioni piú action affrontare i demoni potrebbe invece non essere così facile e immediato. Niente di proibitivo sia chiaro, ma lo stimolo a studiare un minimo lo scenario, i movimenti dei demoni e le possibilità di attacco o aggiramento c’è e fa piacere che ci sia.

A leggere alcune recensioni che parlavano di circa 6 ore per finirlo credevo che la durata sarebbe stata una nota dolente. In realtà, le statistiche su Xbox One, dicono ben altro; per concludere la storia mi sono servite più di dieci ore, raccogliendo 179 collezionabili sui circa 200 presenti e sbloccando 38 dei 48 obiettivi disponibili. Ovviamente, come a mio avviso richiederebbe sempre un titolo del genere, ho proceduto con estrema calma, esplorando bene gli ambienti e (cosa che alcuni non concepiranno) leggendomi il testo descrittivo di ogni reperto o indizio scovato.

Da bocciare assolutamente, invece, é la rigiocabilitá che di fatto é nulla. Molto irritante, inoltre, é l’impossibilità, una volta giunti nel setting della scena finale (che non cito per evitare spoiler), di tornare indietro per recuperare i reperti che ci si é lasciati alle spalle. Specialmente perché completando la serie di certi collezionabili si sbloccano i racconti di alcune storie di fantasmi che (almeno per quelle che ho sbloccato) sono molto piacevoli da ascoltare.

Alla fine, dati i difetti qui illustrati, sono pentito di averlo acquistato e giocato? Assolutamente no. Murdered Soul Suspect é riuscito, anche in assenza di un tasso di sfida elevato, a coinvolgermi ed intrattenermi piacevolmente per diverse nottate (non l’ho detto prima ma é scontato che vada giocato preferibilmente di notte o in tarda serata). Certo dispiace che un detective così carismatico come Ronan non sia stato sfruttato fino in fondo a causa di meccaniche investigative troppo semplici. Secondo il sottoscritto sarebbe bastato inserire, come accade in ogni indagine che si rispetti, la possibilità di perseguire delle false piste nel caso in cui ci si fosse focalizzati sugli indizi sbagliati.